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A cura di Dott. Alessandro Di Gregorio

Sempre più di frequente si sente parlare all’interno della società moderna di terapie fisiche riabilitative, e la loro prescrizione negli anni è aumentata esponenzialmente.

I primi utilizzi risalgono al 480 a.C con Ippocrate e Galeno, i due pionieri della fisioterapia

Con il termine terapie fisiche s’intendono le applicazioni che utilizzano a scopo curativo le energie fisiche prodotte dal appositi macchinari, per lenire il dolore, ridurre l’infiammazione e aiutare la riparazione dei danni tissutali.

Dalla casalinga al calciatore, dal giovane atleta al più maturo dei manager, il loro impiego è svariato e molto spesso anche abusato.

Mi spiego meglio: esse non presentano grandi controindicazioni se un tessuto bersaglio è sano e se utilizzate da un professionista, ma il loro abuso avviene quando vengono utilizzate in modo improprio e con scarsi risultati. Non capita così raramente infatti che vengano impiegate su patologie o situazioni dolorose non indicate, e che poi il paziente si lamenti dell’inefficacia dell’applicazione.

Abbinando la terapia manuale e la fisiochinesiterapia a questo genere di applicazioni, si possono ridurre di molto i tempi di recupero post trauma, ma anche lavorare sulla prevenzione del sovraccarico strutturale.

Alcune tra le più comunemente utilizzate sugli sportivi sono:

  • Laser
  • Tecar®
  • Ultrasuoni
  • Tens
  • Elettrostimolatori

Gli elettrostimolatori

sono molto utilizzati per aumentare il reclutamento di unità motorie nell’atleta che ha subito un intervento o un trauma, il quale ha causato l’inibizione di uno o più fasci muscolari.

Molto spesso, lo stesso macchinario ha abbinata l’opzione della TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulator), un generatore di corrente che ha come principio quello del gate control.

Con il termine “teoria del cancello” nel 1962 Ronald Melzack e Patrick Wall, descrissero il meccanismo di funzionamento dei canali ionici e in particolare del processo di riconoscimento del dolore. In maniera molto semplificativa, stimolando le fibre nocicettive con una corrente elettrica, si riduce l’informazione afferente del dolore, che quindi verrà percepito in maniera ridotta. (per maggiori informazioni, vedi studio di Ronald Melzack e Patrick Wall

Gli ultrasuoni

sono onde acustiche con frequenza superiore ai 20 kHz, ossia la massima frequenza udibile dall’orecchio umano. Sono generati facendo vibrare un quarzo mediante un campo elettromagnetico e mirando a un tessuto biologico bersaglio, essi cedono energia sotto forma termica. Tessuti come tendini, legamenti e muscoli, traggono un beneficio facilmente comprensibile dal calore, ma viene prodotta anche una sollecitazione meccanica dei tessuti, che produce al loro interno variazioni di pressione. Con tale variazione si vanno a facilitare gli scambi e la migrazione di liquidi attraverso la membrana cellulare.

La tecar®

Il termine nasce dall’acronimo Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo, coniato ai fini commerciali da una azienda leader del settore a fine anni ’90.

Il principio base del funzionamento dell’apparecchiatura è quello di un condensatore, che genera e immagazzina energia in un campo elettrostatico. Nell’ambito fisioterapico si sfrutta questo principio, inserendo nel circuito elettrodo/piastra il tessuto che funziona da resistenza, ossia il paziente.

Per il corretto funzionamento dell’applicazione, risulta fondamentale conoscere perfettamente il tessuto bersaglio, in quanto le modalità di applicazione si differenziano in due:

1. Capacitiva: permette di impiegare il macchinario su strutture più superficiali e maggiormente ricche di liquidi, come muscoli e vasi. Facilmente intuibile il grande utilizzo che ne si può fare sull’Atleta 3.0, sia a livello di lesioni muscolari, sia per lo scarico tissutale.

(caso di strappi, stiramenti o lesioni da sovraccarico)

2. Resistiva: consente il raggiungimento di bersagli più profondi e tessuti maggiormente ricchi di connettivo come tendini, legamenti, capsule articolari, ossa e cartilagini.

(casi di fratture da stress, distorsioni capsulari o legamentose, condropatie)

Il Laser

Viene impiegato in fisioterapia con lo scopo di modificare la soglia di percezione delle terminazioni nervose e liberare endorfine con potere analgesico. In oltre, ha potere antinfiammatorio, stimolando l’aumento dell’afflusso sanguigno locale, e l’arrivo di sostanze nutritive e di riparazione in loco della lesione.

Tutte le terapie sopra elencate sono utili per il professionista che ne sa riconoscere il giusto impiego, ma nessuna di l esse è da sola la panacea di tutti i mali.